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Le discussioni sulla riforma del MES sono terminate nel 2019. Il nuovo Trattato è stato firmato da tutti i paese, Italia compresa, nel gennaio 2021. Perché questo entri in vigore manca solo la ratifica italiana.
Questi sono i link ad alcuni commenti sul MES e sulla sua riforma.
Banca d'Italia sul MES: domande frequenti e risposte
Presentazione della riforma del MES sul sito dell'organizzazione (in inglese)
Presentazione della riforma del MES sul sito del Consiglio
Mario Monti sulla ratifica della riforma del MES, Corriere della Sera 23 maggio 2023
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Risposte
L'opinione di pier Virgilio Dastoli.
https://www.strisciarossa.it/con-il-no-di-meloni-al-mes-riemerge-tu...
https://www.corriere.it/politica/23_dicembre_23/gentiloni-patto-sta...
Paolo Gentiloni non ha dubbi: il compromesso in Consiglio sul Patto di stabilità «non è l’ideale - dice il commissario europeo - ma è un passo avanti». Se a gennaio fossero tornate le vecchie regole di bilancio, l’Italia avrebbe avuto un obiettivo vincolante di un surplus di bilancio dello 0,25% del Pil e con correzioni nette fra 12 e 14 miliardi l’anno. Con le nuove regole, l’obiettivo di medio periodo è un deficit dell’1,5% «strutturale» (cioè, tenendo conto della congiuntura oggi debole) e con correzioni annue fra gli 8 e i 5 miliardi, se si associano a riforme per la crescita.
Eppure l’Italia rifiuta di ratificare la modifica del Mes quasi per reagire un accordo sgradito sul Patto di stabilità. Commissario, se lo aspettava?
«Condivido il rammarico espresso dalle istituzioni dell’area euro. Certo il parlamento è sovrano, ma è consuetudine che gli accordi sui trattati internazionali contratti dai governi vengano rispettati. Tutti gli altri Paesi l’hanno fatto. I legami tra Mes e Patto di stabilità ci possono essere nel dibattito italiano e nelle dinamiche politiche o parlamentari. Ma a Bruxelles quei legami non li ho visti».
Ma davvero quel patto è così negativo per l’Italia?
«Il compromesso trovato nel Consiglio dei ministri finanziari dell’Unione europea non è il mio ideale, ma resta un passo avanti. È certamente diverso dalla proposta originaria della Commissione. Ma penso che l’Italia abbia fatto bene a sostenere il compromesso, tornare alle vecchie regole sarebbe stata una sconfitta per l’Unione europea e per l’Italia».
Ora sembra quasi che ci siano due sistemi di regole in uno: i piani di medio periodo - fra quattro e sette anni - di interventi per la crescita e di graduale risanamento proposti dalla Commissione, cui si sovrappongono gli stringenti obiettivi annuali di riduzione di deficit e debito voluti da Berlino. Quali prevarranno?
«Non è stata una passeggiata mettere sul tavolo la proposta della Commissione, anche noi abbiamo al nostro interno sensibilità culturali e nazionali diverse. Ma quella proposta è buona e la rivendico. Non c’è dubbio che ora sia stata appesantita da troppi parametri, vincoli numerici ottenuti dalla Germania».
https://bologna.repubblica.it/cronaca/2023/12/22/news/romano_prodi_...
BOLOGNA — «In politica esiste anche la follia». Quasi incredulo, Romano Prodi ieri cercava tra i vari siti d’informazione notizie il più possibile dettagliate sul voto contrario della Camera al Mes. «Ho sempre pensato che il balletto di dichiarazioni sul Mes sarebbe terminato in un nulla di fatto, convinto com’ero, e come sono, che a una scommessa a perdita zero non abbia alcun senso dire no. Perché quello è, in sintesi, il voto sul Mes. Ratificarlo non significa utilizzarlo. Quindi non costa proprio nulla. Se però l’Italia ha scelto di bocciarlo, unica in Europa, siamo davanti a una scelta assurda».
Con quali conseguenze, Professore?
«Molte e gravi. Isolare il Paese in una fase come questa non può che essere rischioso sia dal punto di vista politico che economico. Ci si mette sul piano di Orban. Non capisco davvero. Ho sempre pensato che le minacce di voto contrario fossero dentro una logica ricattatoria, per ottenere qualcosa dall’Europa. E pur non condividendo affatto la strategia - convinto che a Bruxelles paghi molto di più un atteggiamento collaborativo -, mi sembrava inevitabile che alla fine il voto sarebbe stato favorevole. Ma non avevo messo in conto la follia».
Un commento di Alberto Orioli sul Sole24Ore del 13 dicembre che condivido pienamente.
Il moloch del debito priorità trascurata
No hay plata; ha scolpito per la storia il nuovo presidente argentino superpopulista Javier Milei nel suo primo discorso ufficiale al Parlamento. Liberamente tradotto, suona un po’ come l’italianissimo “bambole, non c’è una lira”.
Ed è un monito sempreverde, e certo vale anche per un Paese come l’Italia, e - come il grigio - sta bene su tutto, insomma vale per ogni colore politico. Nonostante la pioggia di miliardi legata al Pnrr e alle sue traversie applicative, la situazione dei conti italiani non può prescindere dall’entità del debito pubblico.
E non è un mantra logoro. Il suo peso sul Pil è - stando alla manovra 2024 - al 140,1% il prossimo anno, con una traiettoria di discesa al 139,6% nel 2026. Comunque un moloch enorme, che tra l’altro costa, in termini di spesa per interessi, oltre 96 miliardi nel 2024, per arrivare a più di 112 miliardi due anni dopo.
Tanto per caprici: vale da solo quattro manovre di bilancio, e pesa quanto il 50% dei fondi del Pnrr. Regole nuove o meno sul Patto di stabilità, il problema per noi resta questo: abbattere il debito serve all’Italia. Se poi - come si suol dire - “ce lo chiede l’Europa”, vuol solo dire che Bruxelles ci sta dando come minimo un buon consiglio.
Un buon articolo di Federico Fubini:
https://www.corriere.it/politica/23_dicembre_08/patto-stabilita-bru...
Perché all'Italia conviene approvare la riforma del Mes | IE...
L'opinione di Ferdinando Nelli Feroci, ex raprresentante permanente italiano presso l'UE.
La ratifica del MES: una commedia all’italiana (affarinternaz...
Una voce critica.
https://www.micromega.net/lunica-riforma-necessaria-per-il-mes/
E questo è un commento di Affari Internazionali del dicembre 2022.
https://www.affarinternazionali.it/italia-riforma-mes/
Questo è un commento dell'Ispi sulla riforma del MES
IL MES, la sua riforma e il dibattito italiano