Pagina: “Politica europea estera e di difesa”

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   Politica estera 
   Difesa comune
   Russia - Ucraina

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Politica estera e difesa

 La politica estera e la difesa sono due campi molto vicini alla sovranità nazionale. Storicamente gli stati membri sono stati molto esitanti nel condividere la loro sovranità in questo campo.  Nell'agosto del 1954 il Parlamento francese bocciò il progetto di Comunità europea per la Difesa (CED) indicando che il paese non era ancora disposto a fare passi avanti decisi verso una piena integrazione politica.   L’approccio “funzionalista” di Jean Monnet (integrazione economica nella speranza che questa gettasse le basi per progressi sostanziali verso l’integrazione politica) fu quindi alla base dei Trattati di Roma del 1957. 

Da allora si sono fatti molti progressi, ma si è comunque ancora molto lontani da una condivisione di sovranità. La politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell'Unione europea è stata istituita nel 1993 e da allora è stata rafforzata dai successivi trattati. Il Trattato di Amsterdam del 1999 ha poi creato la figura dell’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza ed il Trattato di Lisbona ne ha poi esteso le competenze. Ma questa persona ha essenzialmente un ruolo di coordinamento; le decisioni sono sempre prese dagli stati membri, quasi sempre all’unanimità. 

Nell’esecuzione delle sue funzioni, l’Alto Rappresentante si avvale del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), il servizio diplomatico dell’Unione. Il SEAE lavora in collaborazione con i servizi diplomatici dei paesi dell’Unione.  È composto da funzionari e agenti dell’Unione e da personale distaccato dai servizi diplomatici nazionali. 

Anche il Comitato politico e di sicurezza (CPS), che comprende gli ambasciatori dei 27 Stati membri, agisce sotto la responsabilità dell’AR. Controlla la situazione internazionale nei settori che rientrano nella PESC e svolge un ruolo chiave nella definizione e nel monitoraggio della risposta dell’UE a una crisi. 

Possiamo aggiungere inoltre che l'UE possiede una politica estera non convenzionale, che si basa sugli strumenti che possiede. Un esempio perfetto è rappresentato dalla politica commerciale dell'UE che influenza le relazioni con paesi terzi. Anche le politiche di vicinato, di allargamento e di diplomazia parlamentare sono degli esempi plastici di una politica estera dell'UE non convenzionale, che mira a transformare le relazioni tra gli stati rendendole pacifiche e basate sul diritto.  

Il rischio di un distacco degli Stati Uniti dagli affari europei ai tempi della presidenza Trump, la maggiore assertività della Cina e l’invasione dell’Ucraina hanno creato l’esigenza di un ruolo più attivo dell’Unione europea nella politica estera e stanno spingendola verso una maggiore collaborazione, almeno nella produzioni di armi. 

Ci sarebbe tanto da fare in questo campo, ma è necessario non farsi illusioni sulla possibilità di fare passi avanti sostanziali a breve termine. C’è tanto di cui discutere.

Russia - Ucraina

(il riquadro dove inserire i nuovi commenti si trova subito dopo il testo introduttivo)

La segretaria Elly Schlein è stata molto chiara su questo punto, ma i "distinguo" sono numerosi nel PD.   Dovremo sicuramente parlarne.

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Risposte

  • Purtroppo penso che la soluzione "austriaca " sia oramai un "wishful thinking", un desiderio irrealizzabile. Putin avrebbe potuto accettarla nel 2014 ,  caso mai gli ucraini la avessero proposta, cosa che si sono ben guardati dal fare. Ora arriva troppo tardi. Potrebbe ritornare sulla tavola in caso di un' improbabile disfatta russa sul terreno.  I russi non rinunceranno ai territorri occupati, se non costretti con le armi.

    Gli ucraini sono in difficolta, devono evitare ulteriori perdite di territorio. sarebbe un disastro se perdessero Odessa . Occorre impedire che cio accada. Le linee di difesa devono essere rinforzate. Penso che vista la scarsa disponibilità  di armi  (rimediabile nel medio periodo)  e sopratutto di truppe  (irrimediabile e destinata ad aggravarsi)  l'Ucraina non sia in grado di riprendersi i territori  persi. 

    Gli ucraini dovrebbero puntare alla difesa e alla prosperità a lungo termine del territorio che contollano . Il conteimento della pressione militare russa a lungo termine richiede investimenti importanti nella difesa  e la Nato e la UE possono aiutare. Un armistizio , che congeli le posizioni sul terrreno,  é una cattiva soluzione ma é probabilmente la meno cattiva tra le soluzioni possibili. Un trattato di pace tra Zelenski e Putin non appartiene (forse) al novero delle soluzioni possibili.

    Putin é il dittatore esecrabile e criminale che tutti conosciamo, ma non riesco a seguire senza riserve  il nazionalismo ucraino che Zelenski incarna .

    Un armistizio premierebbe Putin  , ma l'obiettivo che dobbiamo porci non é quello di combattere fino all'ultimo ucraino per "liberare" la Crimea e il Donbass ma quello di contenere altre eventuali (non certe anche per la debolezza del suo esercito) mire espansionistiche di Putin e di assicurare un avvenire prospero e democratico dell'Ucraina (anche se amputata delle sue province russofone).

    La UE economicamente é indebolita da questa guerra ), gli Usa rafforzati ( (energia , armi etc).  Questa guerra accentua il nostro vassallaggio rispetto agli USA, i cui interessi non coincidono anzi sono spesso in conflitto con i nostri. L'UE ha piu interesse di ogni altro a porre fine alla guerra .  Mi rendo tuttavia conto che ogni iniziativa é difficile . E forse la sola strada  vhe abbiamo potrebbe essere: si vis pacem; para bellum. 

    Rinforzare la nostra industria degli armamenti e un maggiore coordinamento tra i diversi eserciti dalla UE (dentro la NATO o con uno strumento ad hoc). E spingere  per una trattativa tra Ucraina e Russia,  basata  anche sull'esistenza di una credibile forza di dissuasione europea ( e non solo sull'ingombrante ombrello nordamericano).

    • La proposta "austriaca" penso che consisterebbe nel lasciare sotto la Russia i territori occupati nel Donbas ma con una forma di autonomia concordata e garantita a livello bilaterale da Russia e Occidente, come ha iavuto il Sud Tirolo con il concordato Italia-Austria. Le decisioni di Zelensky dipendono dall'aiuto occidentale, quindi credo che gli può essere imposto di negoaziare altrimenti non può che soccombere. Bisognerebbe  però (cosa difficile) che i 3 principali paesi (Italia, Germania, Francia) concordassero unitariamente una posizione da far appoggiare alla UE così da essere parte attiva in questo senso verso gli USA (non trascurando la Cina !)  

  • L'editoriale del Movimento europeo del 4 marzo presenta una buona analisi della situazione e indica una via d'uscita della quale dovremmo discutere.

    Come e perché serve un’autentica difesa europea al servizio della pace

    L’aggressione imperialista della Federazione Russa all’Ucraina il 24 febbraio 2022, preceduta dall’occupazione della Crimea nel 2014, ha riaperto sul Continente europeo il solco storico fra l’Occidente delle democrazie liberali - che condividono l’idea di un superamento delle sovranità assolute nel quadro del sistema comunitario ma anche della promozione delle libertà individuali nel Consiglio d’Europa - e l’Oriente delle autocrazie illiberali.

    L’autocrazia non finisce a Mosca ma si estende all’Azerbajan, alla Bielorussia e al Kazakistan con evidenti pulsioni nazionaliste in tutta l’Europa Centrale e Orientale che permangono - ed anzi si sono rafforzate a causa dalle violenze putiniane - in tutti quei Paesi che hanno scelto di “passare ad Occidente” con l’adesione alla NATO e all’Unione europea o che sono candidati per superare quel solco.

    Apparentemente, il grande allargamento dal 2004 al 2013 aveva lasciato sperare che si colmasse quel solco superando le tre divisioni: religiose fra cristiani d’Occidente e cristiani d’Oriente, geografiche e culturali fra mondo slavo e mondo latino che aveva permeato il mondo anglosassone, politiche e costituzionali sul rispetto dello Stato di diritto.

    Ciò non è avvenuto perché i tentativi del dialogo e della cooperazione, prima con l’Unione Sovietica ai tempi di Helsinki (1975) e Parigi (1990) e poi con la Federazione Russa dal Founding Act con la NATO nel 1997 al Consiglio NATO-Russia nel 2002, si sono progressivamente interrotti per la conflittuale volontà degli Stati Uniti di George Bush ma anche di Barak Obama di consolidare il vantaggio strategico dell’egemonia americana  ottenuto con la fine della Guerra Fredda e la decisione di Vladimir Putin, dopo la momentanea presidenza di Dmitrij Medvedev, di riprendere in mano il controllo della Russia come attore internazionale e non più regionale.

    Ciò non è avvenuto perché, con la ripresa del nazionalismo o, meglio, della volontà imperialista di Vladimir Putin, la reazione russofoba degli ex Paesi satelliti dell’Unione sovietica non si è indirizzata a rafforzare la sovranità europea ma a rilanciare invece ciascuno la propria identità e la propria sovranità sotto l’ombrello protettivo della NATO.

    Questa nuova e solo in parte inattesa situazione geopolitica e militare ha riaperto la questione della difesa europea - settanta anni dopo la caduta della Comunità europea di Difesa - la cui soluzione appare urgente e necessaria sia per l’inconsistenza di quello che è stato realizzato finora con la inutile cooperazione strutturata permanente nel 2018 e con la cosiddetta “Bussola Strategica” nel 2022 sia per l’avvio di una vera autonomia strategica europea come pilastro della Alleanza Atlantica anche in vista delle elezioni presidenziali americane del prossimo 5 novembre e di chi entrerà alla Casa Bianca il 20 gennaio 2025.

    L’esito del conflitto russo-ucraino è solo una parte della questione della difesa europea sapendo tuttavia che la riemergente e inarrestabile russofobia nei Paesi Baltici e nell’Europa centrale - con la sola, temporanea eccezione dell’Ungheria di Viktor Orban - esige dall’Unione europea una più ampia risposta alla richiesta di solidarietà all’Ucraina oltre al (consistente) sostegno finanziario e all’uso (irrisolto) dei 350 miliardi di asset sequestrati alla Russia.

    Per quanto riguarda il ruolo dell’Unione europea nella soluzione del conflitto russo-ucraino, né il Consiglio europeo né l’Alto Rappresentante - che pure potrebbe essere autorizzato ad esprimersi davanti al Consiglio di Sicurezza a nome dei Ventisette e se i Ventisette avessero raggiunto una posizione comune - hanno mai elaborato una proposta per una via d’uscita che garantisca la sicurezza, la stabilità e la pace.

    Con l’esclusione della “soluzione finale” o di una vittoria globale di Volodymyr Zelensky e cioè della liberazione dei territori occupati dalle truppe russe nel 2014 in Crimea e nel 2022 nelle regioni russofone o di una vittoria globale di Vladimir Putin e cioè con la sostituzione dell’attuale governo ucraino legittimo con un governo-fantoccio agli ordini di Mosca, ci sono tre soluzioni di cui si parla fin dall’inizio del conflitto:

    • la soluzione “coreana” e cioè la divisione dell’Ucraina in due parti così come fu suddivisa nel 1953 la penisola coreana al trentottesimo parallelo con un confine armato, un armistizio permanente e l’inesistenza di un trattato d pace fra Corea del Nord e Corea del Sud. Ciò significherebbe la resa di Volodymyr Zelensky, un rigido controllo militare fra le due “Ucraine” con una presenza permanente di forze di interposizione delle Nazioni Unite in una situazione di instabilità e di insicurezza che si aggraverebbe e potrebbe precipitare in un conflitto “caldo” con l’adesione dell’Ucraina “occidentale” all’Unione europea e alla NATO.
    • la soluzione “austriaca” e cioè il ritiro totale delle truppe russe dai territori occupati, la rinuncia da parte dell’Ucraina dell’adesione alla NATO e la sua adesione all’Unione europea come Paese permanentemente neutrale così come l’Austria aderì nel 1995 all’Unione europea inserendo il suo status di Paese neutrale nel Trattato di adesione. Ciò richiederebbe l’accettazione da parte dell’Ucraina e della Russia di condizioni che né Volodymyr Zelensky né Vladimir Putin sembrano attualmente disposti ad accettare e la concessione di una forte autonomia alle regioni attualmente occupate dalla Russia con la sottoscrizione di un accordo simile a quello firmato il 5 settembre 1946 dal ministro degli esteri italiano Alcide De Gasperi e il ministro degli esteri austriaco Karl Gruber per l’autonomia dell’Alto Adige o Sud Tirolo. In questo caso e per il rispetto della indipendenza e della inviolabilità dell’Ucraina, l’accordo dovrebbe essere elaborato da una commissione indipendente come quella di Venezia del Consiglio d’Europa e inserito nella Costituzione ucraina come condizione per la sua adesione all’Unione europea sulla base dell’art. 2 del Trattato sull’Unione europea. La soluzione “austriaca” dovrebbe essere garantita anche militarmente dall’Unione europea sulla base dell’art. 42.7 del Trattato sull’Unione europea e con la creazione di una forza multinazionale in attuazione degli articoli 42.3 e 44 del Trattato sull’Unione europea, una forza destinata a diventare strumento permanente della difesa comune per la protezione di tutte le frontiere esterne dell’Unione europea da aggressioni armate sul suo territorio. In questo caso, l’Unione europea dovrebbe proporre e organizzare una Conferenza di pace nel quadro dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa come primo passo per la riapertura di negoziati ispirati dagli accordi di Helsinki del 1975 e del Trattato di Parigi del 1990 che comprendano anche il rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Fondamentali del 1948 e dei Patti delle Nazioni Unite del 1965.
    • La soluzione “Germania occidentale”, come l’ha definita Ivan Krastev sul Financial Times il 17 febbraio 2024, con una decisione simile a quella che garantì con le truppe americane della NATO la sicurezza della Germania Ovest con settanta basi a Ramstein, a Heidelberg, a Braaschaat, a Stoccarda, a Hanau, a Wiesbaden, a Rhein-Main ed a Einsiedlerhof a fronte della presenza delle truppe sovietiche nel quadro del Patto di Varsavia nella Germania Orientale con pesanti conseguenze sulle relazioni fra i Paesi dell’Europa occidentale e in particolare fra la Francia e la Germania. Oltre ad essere inaccettabile per Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, lasciando in sospeso e in una situazione di tensione e di instabilità la riunificazione futura delle due Ucraine, la soluzione del bulgaro Ivan Krastev - membro del molto euro-tiepido e londinese European Council of Foreign Relations - ripeterebbe il grave errore che l’Unione europea ha compiuto più di venticinque anni fa acconsentendo all’accelerazione dell’adesione dei Paesi dell’Europa centrale alla NATO prima della loro adesione all’Unione europea e metterebbe una pietra pesantissima sulla prospettiva di un’autonomia strategica dell’Unione europea nel quadro dell’Alleanza Atlantica e più in generale della difesa europea.

    Noi riteniamo che il futuro dell’Europa e in particolare della sua politica estera, della sicurezza e della difesa – sapendo che il processo di allargamento dell’Unione europea all’Europa orientale (Ucraina, Moldova e Georgia) e ai Balcani cosiddetti Occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia) è una parte importante di questa politica – passa in primo luogo dalla soluzione che l’Unione europea sarà in grado di proporre e di contribuire a trovare per il conflitto russo-ucraino (e, naturalmente, per il conflitto in Medio Oriente se l’Unione europea uscirà dal suo permanente torpore rilanciando la proposta di Pedro Sanchez di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo che fu, all’inizio degli anni ’90, di Gianni De Michelis e della diplomazia italiana).

    La soluzione “austriaca”, che l’Unione europea dovrebbe proporre all’Ucraina nel quadro dei negoziati di adesione e dei programmi di ricostruzione del Paese che costeranno ben più dei 50 miliardi di Euro iscritti dal Consiglio e dal Parlamento europeo nel Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, può essere un passo importante e pragmatico sulla via della difesa europea evitando fughe in avanti come l’illusione di un’accelerazione della creazione di un esercito europeo o l’idea – buona solo per la stampa e per la campagna elettorale  – di Ursula von der Leyen di un “commissario… agli armamenti europei” senza forze armate e senza competenze.

    Prima di creare un debito pubblico europeo – pur necessario e ben al di là di 1.5 miliardi di Euro che Ursula von der Leyen, ormai lanciata verso il bis, intende proporre nel suo piano strategico – il Consiglio europeo e il Parlamento europeo dovrebbero definire gli elementi essenziali di una autentica condivisione degli obiettivi di politica estera, di sicurezza e di difesa insieme ad una comune percezione delle minacce esterne, alla disponibilità alla messa in comune di strumenti di difesa ivi compresi quelli legati alla deterrenza nucleare, al servizio di missioni e di strategie comuni a sostegno della costruzione e del mantenimento della pace, alla maggiore interoperabilità delle forze armate nazionali, ad una base finanziaria comune per una graduale industria pubblica europea e per acquisti comuni, a regole comuni e vincolanti nella vendita degli armamenti a Paesi terzi.

    Nella prospettiva di un nuovo Trattato-costituzionale, noi vorremmo che il titolo dedicato alla difesa europea sia preceduto da un articolo in cui si proclama che “l’Unione europea ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionaliL’Unione europea consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia, promuove e favorisce l’Organizzazione delle Nazioni Unite rivolta a tale scopo”.

    Roma, 4 marzo 2024

  • Vorrei che l'Italia , ma almeno il PD, fosse costruttore di pace , non semplicemente pacifista per paura o ideologia. Quindi che  mettesse a punto e  proponesse  una ipotesi (parlo in particolare per l'Ucraina) di percorso di negoziato a comiinciare da una proposta di intervento di riforma dell'ONU unico organismo che, in teoria, dovrebbe regolare motivi di conflitto.

    Oltre ai singoli interventi spot non mi sembra che ci sia una visione organica di come si potrebbe procedere dato che la via delle armi non porta a nulla ed anzi può portare a qualcosa di peggio. La segreteria nazionale ha elaborato qualche documento  in proposito ?     

    • Lorenzo,

      ho appena postato l'editoriale del 4 marzo scorso del Movimento europeo.

      In che misura ti ritrovi con le preferenze indicate in quel documento ?

    • Grazie  Fabio per la tua rapida e documentata risposta. Personalmente condivido pienamente la soluzione " austriaca", ma il PD la condivide ufficialmente ? e se la condivide non mi pare che la diffonda e la promuova efficaciamente distinguendosi da Conte la cui soluzione semplicistica di non inviare armi non apre ad alcun soluzione percorso verso la soluzione del problema, data anche l'ininfluenza dell'Italia a questo proposito   

      Grazie ancora , Lorenzo 

  • https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-quasi-azzerat...

    Quasi azzerato l’import di gas russo | Università Cattolica del Sacro Cuore
    Tra il 2019 e il 2023 le importazioni di gas da Mosca sono scese da 30 a 2,9 miliardi di metri cubi. Siamo vicini all’obiettivo di azzerarle fissato…
  • Buongiorno,

    capisco anch'io Giovanni - ci troviamo in un dilemma che va contro i nostri desideri di pace e contraddice tutte le nostre idee e attese precedenti che ci instillavano la sicurezza che, almeno per quanto riguarda l'Europe, non vi fossero più timori di guerre.  Abbiamo dovuto apprendere che non era come desideravamo la realtà.

    Non dobbiamo proiettare i nostri desideri per ricreare immaginificamente di nuovo un mondo diverso dal reale. 

    Siamo in Europa davanti a quesiti socialmente difficili. Ieri in Germania c'era di nuovo il capo della FDP,  Lindner, che poneva l'alternativa tra spesa sociale e quella militare - per dire con il linguaggio di una volta: più burro o più cannoni. Questo nel mezzo, o meglio: non appena cominciato il processo di trasformazione di un'economia in senso ecocompatibile e ristoro della negletta infrastruttura.

    Di nuovo con il senso del reale: il peso della spesa militare, seguendo l'evoluzione dell'intensità di rischio, sarà fortemente diverso a seconda di come andrà il conflitto in Ucraina. Una "demise" della povera Ucraina significherà un intensificazione dei rischi immediati in altri paesi dell'est europeo tra i quali ci sarà solo l'imbarazzo della scelta. 

    Non solo: il problema dell'isolazionismo ottuso e miope di Trump diverrebbe ancora più acuto. Alla sua base c'è il rifiuto egoistico ("Loro non spendono, io si - perché dovrei spendere per loro?" "E poi mi piacciono i maschi alfa ruvidi") del semplice principio secondo il quale mettere insieme le risorse permette una ben maggiore efficacia nella difesa senza dimenticare che il motore primo di tali alleanze è, nel nostro caso, una maggiore sicurezza per le proprie democrazie in un mondo ove gli autoritarismi, che stanno evolvendo verso livelli impensati di assolutismo e totalitarismo, si stanno facendo largo. 

    • Guarda non replico perché mi ripeterei , solo una cosa indipendente dalle analisi e dalle proprie ragioni , chi ha buon senso lo adoperi. Non credi che qualche errore nei confronti della RUSSIA lo abbiamo commesso pure noi EUROPEI? Abbiamo la consapevolezza che una escalation del conflitto potrebbe portare alla terza guerra mondiale direi NUCLEARE, vogliamo rischiare questo ? in nome di che cosa ? di una guerra ECONOMICA , perché questa è la realtà, non ci sono guerre per difendere gli ideali occidentali o dell'est o Cinesi e indiani , cito un'altro papà WOJTYLA, grande responsabile della caduta dei muri, disse : ora vengono i problemi veri , milioni di persone guardano all'occidente, che si fece? Si sostenne GORBACIOV illudendolo che gli avrebbero dato aiuti economici, c'erano già le somme stabilite dall'Europa e dagli stati uniti, poi costava troppo e altre ragioni e si preferi fare andare avanti i MAFIOSI OLIGARCHI LOCALI e trattare con loro . Mi viene da dire , chi è causa dei suoi mali pianga se stesso . Ma preferisco pensare che qualcuno faccia un passo indietro. Saluto. 

  • Papa Francesco suggerisce all’Ucraina «il coraggio della bandiera bianca», ossia il negoziato come via d’uscita alla guerra della Russia nel paese. Quanto a Hamas e Israele, «gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra».

    Sono totalmente d'accordo, sono passati più di 2 anni , non si vede ne vinti né vincitori, anzi tutto e fermo su queste linee di guerra, l'Europa e gli stati uniti non possono continuare a mandare armi e soldi , stanno finendo, la RUSSIA piaccia o meno si è arroccata su queste posizioni, e non si muoverà nemmeno se interviene la NATO con il rischio di una terza guerra mondiale ma stavolta NUCLEARE, mi domando se l'opinione pubblica mondiale e i politici hanno messo in conto questo pericolo , oppure pensano di essere in un video gioco dove però a morire sono giovani e non solo .  Un compromesso non piacerà sicuramente a ZELENSKI e a molti ucraini e nemmeno all'Europa, però mi dovrebbero dire cosa pensano e  come andrà a finire questa situazione STAGNANTE , non è più tempo dell'orgoglio o di strategie politiche religiose economiche, è ora di mettere buon "senso " e di mettere in atto quella che si chiama la via di mezzo, un passo indietro o avanti verso l'altro , certamente una cosa difficile da fare, ma qualcuno lo deve pur fare , secondo me lo deve fare chi dice di essere " democratico" e più intelligente, in sostanza l'europa la nato e gli stati uniti. Si pagherà sicuramente pegno ma ci guadagnerà la PACE , ALL'UCRAINA si darà il neccessario per essere ricostruita e sarà loro responsabilità accettate o meno . Poi se i RUSSI vorranno l'impossibile, tipo tutta l'Ucraina, be' allora si continua pure come ora e sarà quello che sarà , darsi la colpa non avrà senso se per caso il conflitto nella meno peggiore delle ipotesi si allargherà e nella peggiore diventerà una guerra nucleare, guardate che le possibilità ci sono tutte , più della situazione CUBANA tra UNIONE SOVIETICA E STATI UNITI. Per la guerra in Palestina, vero che i due responsabili sono il governo istraeliano e HAMAS , vero che i terroristi sono entrati in ISTRAELE , però gli istraeliani stanno veramente esagerando, questa è una vendetta tipo " nazistica " uno dei nostri 10 100 1000 dei vostri senza guardare in faccia a nessuno. Certamente le analisi storiche non si sprecherebbero ..... Ma anche qui un passo indietro o avanti verso l'altro, questo secondo me lo deve " pretendere" la NATO EUROPA STATI UNITI, magari pure CINA E INDIA, ma questo è un'altro discorso. Bisogna togliere la " parola" agli OLTRANZISTI di tutte le specie, militari politici e opinione pubblica che si schiera come si fa tra tifosi di calcio. Concludendo.... dare voce alla diplomazia iniziare colloqui di " pace ". Io mi rivolgo al PD e alla " sinistra" in generale in questo FORUM, per poter capire non le parole da me scritte bisogna fare uno sforzo di EMPATIA, basterebbe immaginare come si ci sentirebbe noi ,  se quello che succede lontano relativamente da noi , fosse in casa nostra . Basta guerre, PS : non ho figli e nipoti ho una età avanzata, potrei fregarmene tanto ho già dato e avuto, eppure non lo faccio perché ho una coscienza non dico ideale , sono finiti gli ideali , ma sicuramente di PACE già nel mio contesto di dove vivo , Liguria Genova Italia Europa pianeta. 

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