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Risposte
Da leggere !
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/accordo-italia-al...
Non solo da leggere : i dettagli di queste spese sono allucinanti .Tra spese di gestione, di viaggio,di assunzione nuovi funzionari,noleggio navi per trasferimento di Albania -Italia, un bel esempio di sperpero denaro pubblico ....senza alcun risultato.....
Grazie per questi elementi che ci permettono di seguire meglio gli sviluppi di una politica UE in materia di asilo e immigrazione. Suppongo che obbiettivo principale dell'Accordo permanga il controllo di tali flussi, nonché una loro riduzione. Auguriamoci che ciò funzioni, poiché, obiettivamente il problema è reale, bisogna coordinare gli sforzi in vista di una soluzione comune.
Anche se un commentatore TV ricordava di recente che scopo principale della Brexit per il governo UK fosse il problema dell'immigrazione. La Brexit avrebbe consentito di meglio controllare il fenomeno. Ora, non solo ciò non si è verificato, ma il flusso migratorio è aumentato ancora nel 2023 rispetto 2022 di 30000 unita (ma non sono certa aver ritenuto bene queste cifre) e immigrati continuano ad affluire attraverso il canale della Manica da varie parti del mondo.
Accordo sul nuovo pacchetto asilo e migrazione
Manca ancora il testo consolidato, ma dai comunicati usciti dopo l’accordo raggiunto tra Parlamento europeo e Consiglio si possono intravedere già alcuni elementi.
Alcuni passi in avanti:
Dall’altro lato, continua a prevalere un approccio securitario:
Non è un accordo rivoluzionario (il sistema rimane sostanzialmente lo stesso: approccio ex-post piuttosto che ex-ante riguardo le crisi; non viene affrontato il tema delle vie di ingresso legali in Europa, cioè la possibilità di valutare le domande di protezione internazionale prima di affrontare un viaggio pericoloso per arrivare in uno Stato UE). Ma in alcuni elementi chiave (considerare i rapporti del richiedente asilo con un determinato Stato membro; procedura comune UE di asilo; tutti gli Stati membri sono coinvolti in qualche modo) ci sono passi in avanti.
Il Financial Times ci ricorda una cosa triste, ma abbastanza ovvia: c'è un chiaro legame tra l'aumento degli arrivi di profughi in Europa e lo spostamento a destra dell'elettorato.
Migranti in Albania, i costi salati del patto
di Tito Boeri e Roberto Perotti - 11 novembre 2023
Migranti in Albania, i costi salati del patto - la Repubblica
Per Meloni le due strutture che l’Italia dovrà costituire ospiteranno 36 mila persone l’anno. Ma i numeri non tornano.
In tanti hanno espresso seri e motivati dubbi sugli aspetti umanitari, costituzionali, di diritto internazionale, logistici, e puramente finanziari dell’accordo tra Italia e Albania. Tutti dubbi che condividiamo. Ma c’è un aspetto ancora più basilare che ha ricevuto meno attenzione: l’aritmetica di questi accordi non funziona, e di tanto. I numeri sbandierati sono pura propaganda.
In conferenza stampa la presidente del Consiglio ha sostenuto che 36.000 richiedenti asilo verranno trasferiti in Albania ogni anno. Da dove viene questo numero? Secondo l’articolo 4 del protocollo, in ogni momento non potranno essere presenti più di 3.000 persone nelle “strutture di ingresso” in Albania. La Presidente del Consiglio ha moltiplicato questo numero per 12, assumendo quindi che per completare una procedura di valutazione della domanda sia necessario in media un mese. Il protocollo prevede infatti che i tempi di valutazione siano gli stessi in Albania che in Italia; e la legislazione corrente prevede in effetti che ogni domanda venga evasa entro un mese.
Senonché questa tempistica è puramente fittizia, ed è sempre rimasta sulla carta. Purtroppo il ministero degli Interni non rende pubblici i dati sui tempi medi di valutazione delle richieste di asilo. Abbiamo allora interpellato degli operatori del settore in Veneto, una regione con una struttura di accoglienza collaudata. Ci hanno detto che i tempi medi per valutare la domanda sono di almeno 12 mesi, ad essere ottimisti, se le domande vengono accolte dalla commissione territoriale. In caso di diniego, il richiedente può presentare ricorso e la valutazione di questo ricorso prende mediamente altri due anni.
Pur ipotizzando che in Albania sia possibile fin da subito mettere in piedi commissioni di valutazione come quelle del Veneto e che chi presenta ricorso venga comunque riportato in Italia, ciò significa che in un anno transiteranno nei centri 3.000 e non 36.000 persone. Ma è una stima ancora ottimistica, perché circa il 30 per cento delle domande ricevono una risposta negativa, che quasi sempre porta a un ricorso. Quindi dopo il primo anno transiteranno in media 2100 persone all’anno (3000 meno il 30 per cento), e poi leggermente di più quando si cominceranno a esaurire i primi ricorsi.
Inoltre per riempire questi 3.000 posti concessici dalle strutture albanesi bisognerà immediatamente sostituire chi lascia i centri con nuovi richiedenti asilo che devono avere tre caratteristiche: 1) essere stati intercettati in mare; 2) provenire da Paesi sicuri o essere privi di passaporto e 3) essere persone adulte maschi o donne che non siano in gravidanza. Immaginate le difficoltà nello smistare chi arriva a seconda che abbia più o meno queste caratteristiche (ovviamente tutte le donne sosterranno di essere incinte, e sarà interessante capire come se ne determinerà lo stato effettivo su una nave militare in situazione di emergenza in mezzo al mare) e nel separare intere famiglie.
A parte ogni altra considerazione di ordine umanitario e di diritto nazionale e internazionale, i costi dell’operazione, già non convenienti se applicati a 36.000 persone, diventano insensati se riferiti al più a 2.100 persone. Sono infatti in gran parte costi fissi, indipendenti dal numero di persone che transitano dai centri. È prevista la costruzione, a nostre spese, di due centri di accoglienza, oltre che di strutture sanitarie e di abitazioni per il personale italiano che gestirà i centri e gli agenti di polizia albanesi che pattuglieranno le aree attorno ai centri per impedire eventuali evasioni. E poi chi lascerà i centri dovrà comunque essere rimpatriato in Italia o comunque a spese dell’Italia, quale che sia la decisione presa a suo riguardo.
Insomma, invece di “esportare” richiedenti asilo finiremo per regalare soldi all’Albania ed esportare investimenti e personale di cui avremmo assoluto bisogno, come addetti alla sicurezza, personale sanitario e i membri delle commissioni che valutano le richieste di asilo. Strana sorte per un governo sovranista!
È difficile capire cosa abbia portato a sottoscrivere un accordo così strampalato e soprattutto così dilettantesco e improvvisato. C’è una componente di propaganda, ovviamente. Ma crediamo anche che ci sia stato un desiderio di emulazione del premier britannico Sunak, con i suoi centri di valutazione in Rwanda. Peccato che finora abbiano accolto esattamente zero (zero) migranti.
E comunque, la strada sara' lunga.
https://euractiv.it/section/migrazioni/news/il-governo-polacco-non-...
L'opinione sull'accordo di Eunews.
https://www.eunews.it/2023/10/04/patto-migrazione-e-asilo-congulio-...
La soluzione trovata ieri in Consiglio è frutto di un compromesso tra la posizione tedesca (che aveva chiesto di specificare nell’articolato che le operazioni di salvataggio umanitario non possono essere considerate come strumentalizzazione dei migranti) e quella italiana (che aveva chiesto di togliere il riferimento alle ONG nell’articolato del regolamento proposto dalla Germania).
Alla fine è stato mantenuto il riferimento alle ONG, ma solo nel considerando, senza menzione nell’articolato.
L’accordo raggiunto tra gli Stati (col voto contrario di Polonia e Ungheria) concede maggiore tempo agli Stati membri più esposti per la registrazione dei richiedenti asilo. Inoltre i paesi di primo arrivo sottoposti ad una pressione maggiore di richiedenti asilo potranno chiedere la redistribuzione dei richiedenti asilo, o potranno rifiutarsi di riaccogliere i cosiddetti dublinanti (cioè le persone che per il Regolamento di Dublino devono fare domanda nello Stato di primo arrivo, diverso da quello in cui si trovano in un determinato momento).
La posizione del Consiglio prevede che gli altri Stati membri dovranno dare un contributo finanziario o altre forme di solidarietà con gli Stati sotto maggiore pressione. Non c’è quindi, nella posizione del Consiglio, obbligatorietà nella redistribuzione.
Sebbene l’accordo trovato soddisfi i governi investiti mediaticamente di più in questo momento nella questione (Italia, Germania e Spagna che deve cercare di chiudere quanti più dossier aperti in vista della conclusione del proprio semestre di Presidenza), l'approccio europeo sul tema migrazione continua a concentrarsi su azioni ex-post, piuttosto che ex-ante. Cioè a trovare una risposta ad una crisi (che ormai non possono neanche essere più considerate crisi, essendo fenomeni che si ripetono da oltre un decennio), piuttosto che ad evitare che la crisi si presenti.
Come evitare allora che alcuni Stati abbiano maggiori oneri di fronte a grandi flussi di richiedenti asilo?
Superare il principio di Stato di primo ingresso, e prevedere vie di ingresso legali nella UE. Se non si interviene su questi due punti, tutti gli accordi che saranno presi e che non toccano questi due temi rappresentano una toppa, e non certo un tessuto nuovo per garantire equità e solidarietà.
Dopo tanto rullar di tamburi,mi sembra di capire che gli Stati UE si son messi d'accordo per ribadire la loro contrarietà all'immigrazione illegale.(??)
Fino a quando l'approccio europeo sul tema immigrazione" continuerà a basarsi su azioni ex-post,anziché ex-ante " ,non credo che riusciranno a controllare i flussi migratori,via terra o via mare .
Il governo attuale sogna forse di un blocco navale insieme a tutti i Paesi Ue.
Ma l'importante è che tutta "sta manfrina " duri fino alle prossime elezioni , di certo fino al giugno 2024. Poi si vedrà....