Pagina: “L’Europa sociale”

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   Politica di coesione 

   Diritti sociali e libertà civili

   Per un fisco più giusto   

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Europa sociale

Il rafforzamento del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali è una componente fondamentale del processo di creazione di una società più inclusiva, equa ed equa.  

Negli ultimi anni abbiamo assistito a importanti passi avanti per aumentare i diritti sociali individuali migliorando la parità di condizioni nel mercato unico.   Bisognerà discutere su come basarsi su tali diritti per garantire una mobilità equa e volontaria, per garantire l'accesso a un'adeguata protezione minima per tutti e rafforzare i diritti delle persone con disabilità e dei bambini. 

Questo passa attraverso il raggiungimento di obiettivi soddisfacenti in tanti campi in cui discussioni sono già in corso.  Questi vanno dalla direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro su piattaforma alla revisione dei regolamenti UE sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.  Nuove iniziative sono però necessarie per una piena attuazione dei principi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. 

In primo luogo, l'accesso formale ed effettivo a prestazioni di sicurezza sociale adeguate per tutti i lavoratori subordinati e autonomi è una condizione preliminare per prevenire la povertà lavorativa e la segmentazione del mercato del lavoro e per promuovere condizioni di parità.   Sulla base della raccomandazione adottata di recente, si potrebbe prevedere un ulteriore rafforzamento dei regimi di reddito minimo, come ultima rete di sicurezza. 

Nell'ambito del quadro strategico europeo per la salute e la sicurezza sul lavoro per il periodo 2021-2027, sarà importante raggiungere un approccio più globale alla salute mentale che includa lo stress, il burnout e altre questioni di salute mentale legate al lavoro.    Dobbiamo inoltre proseguire il dibattito sul lavoro dignitoso e sul miglioramento delle condizioni di lavoro, ad esempio stabilendo un quadro europeo di norme minime per la protezione dei lavoratori in caso di licenziamenti individuali, garantendo il diritto a un'audizione preventiva e il diritto di ricorso. 

Il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali come parte integrante del quadro di governance economica. 

Oggi più che mai, la coerenza delle politiche è una condizione preliminare per garantire che le sfide che ci troviamo ad affrontare diventino opportunità per un futuro migliore.  Le politiche economiche, fiscali, ambientali, occupazionali, sociali ed educative devono andare di pari passo, dal livello locale a quello europeo. 

Mentre stiamo rivedendo la governance economica dell’Unione, dobbiamo utilizzare i prossimi mesi per dotare tutte le sue componenti degli strumenti adeguati, anche nel campo dell'occupazione e delle politiche sociali, a partire dall'adozione e dall'attuazione del Quadro di Convergenza Sociale nel Semestre Europeo per monitorare e correggere gli squilibri sociali, un approccio multilaterale e un dialogo con le principali parti interessate, in particolare le parti sociali. 

La necessità di rafforzare la sostenibilità del debito non può essere separata dalla necessità di rafforzare la crescita inclusiva a lungo termine attraverso riforme e investimenti, compresi gli investimenti sociali.  Ciò richiede una discussione sui sistemi fiscali/previdenziali che promuovono l'occupazione e rafforzano la protezione sociale e sull'uso degli strumenti di finanziamento europei, anche basandosi sull'esperienza del successo del programma SURE.   

L'Unione europea compie progressi quando l'Europa sociale progredisce.  In futuro, dovremmo anche prendere in considerazione l'inclusione di un protocollo sul progresso sociale nei trattati, come suggerito dalla Conferenza sul futuro dell’Europa.

Politica di coesione

(il riquadro dove inserire i nuovi commenti si trova subito dopo il testo introduttivo)

Cos'è la "politica di coesione" ? (da Openpolis)

Un ottimo libro :  Gian Paolo Manzella, Europa e "Sviluppo armonioso", La strada della coesione europea dal Trattato di Roma al Next Generation EU (Il Mulino-Svimez, 2023, 200 pagine, 18 euro).

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Risposte

  • Riposto qui un contributo di Angelo Pala che solleva un problema che qualcuno sicuramente vorrà commentare : le misure prese dal governo italiano e dall’Unione europea compensano in maniera adeguata gli svantaggi che la geografia impone alla partecipazione di questa regione al processo di sviluppo economico del nostro paese e dell’insieme dell’UE ? 

    Questo è il testo del contributo di Angelo. 

    La Sardegna ha notevoli problemi di collegamento con il resto d'Italia, d'Europa e del mondo. Il fatto di essere un'isola con una barriera di mare piuttosto consistente (non come la Sicilia, ad esempio) comporta alti costi per le persone e per le merci e, nella stagione di punta, notevoli difficoltà a trovare (anche a costi alti) una possibilità di trasporto, soprattutto se non programmato, ad esempio per emergenze sanitarie. 

    Negli anni vi sono stati vari tentativi, del Parlamento e del Governo regionale, ma, in sostanza, nulla è veramente cambiato.   La Corsica ha una situazione geografica simile a quella sarda ma i corsi, per andare in Francia, spendono pochissimo ed hanno una notevole disponibilità di voli e di altri mezzi, sostenuti con contributi pubblici. I corsi sono molti meno dei sardi ma questo non può essere un motivo per impedire una reale continuità territoriale.   Dal punto di vista del sistema normativo europeo, come ne possiamo uscire?

    • Angelo,

      mi scuso per il fatto che tu non abbia ancora ricevuto una risposta sul fondo del tuo commento.    Mi sono rivolto a tre specialisti della politica regionale europea, ma nessuno è riuscito finora a trovare il tempo per reagire.

      Ti rispondo io.   Spero che gli altri possano poi arricchire e precisare quello che scrivo.

      Il problema è che l’adeguatezza (dal punto di vista della qualità e del prezzo) dei collegamenti tra una parte isolata del territorio di un paese ed il resto del territorio dell’Unione europea non è una materia che gli stati membri abbiano affidato all’UE.

      L’Unione europea non è un organismo di livello superiore agli stati nazionali che si occupi di tutto quello che fa uno stato.   L’Unione europea può agire solo nei campi dove gli stati membri hanno condiviso la loro sovranità e hanno dato all’UE dei compiti precisi.   Purtroppo questo punto nel dibattito politico italiano non è sufficientemente chiaro e molti politici fanne grossi errori e confusioni.  

      L’Unione europea aiuta gli stati membri che hanno regioni con un ritardo di sviluppo nei confronti del resto dell’UE.    Questo viene fatto attraverso il Fondo regionale che identifica delle cifre che possono essere trasferite ogni anno ad ogni paese per questo scopo.   Ma sono poi gli stati membri che scelgono i progetti da cofinanziare all’interno di grandi categorie fissate a livello UE.   Per di più, l’Unione europea finanzia anche dei grandi progetti di infrastrutture di trasporto che facilitano i collegamenti tra le principali zone dell’UE.   Ma l’azione dell’UE si limita a questo

      Se i collegamenti da, mettiamo, Pantelleria, l’isola d’Elba o la Sardegna con il resto dell’Italia sono inadeguati questo non è un problema dell’UE.

      Il tuo commento è stato utile perché ha permesso di chiarire alcuni limiti dei compiti dell’UE.   Aspettiamo tuoi commenti o domande su questo o altri aspetti del processo di integrazione europea.

    • Caro Fabio,

      l'Unione Europea interviene per ridurre i divari economici e sociali e promuovere la coesione territorali attraverso la politica di coesione che annovera due strumenti finanziari principali il FESR (fondo europeo di sviluppo regionale) ed il FSE (Fondo Sociale Europeo) che vengono modulati nella loro intensitá a livello territoriale (regionale) di intervento sulla base di alcuni parametri come PIL pro capite, tasso di disoccupazione. Inoltre la tutela della libera circolazione di persone  e merci rimane un principio cardine che si interseca con la finalita di un Europa senza  squilibiri troppo ampi di carattere sociale ed economico.

      Quindi tutte le Regioni italiani godono di questi sostegni, dove il FESR ricopre la fetta maggiore considerato il fatto che attiene ad interventi di carattere infrastrutturale.  Sugli interventi di carettere infrastrutturale nell'ambito della mobilitá vi é Programma Operativo Nazionale denominato Infrastrutture e Reti nterviene per migliorare le condizioni di mobilità delle persone e delle merci, tutelando le risorse indriche, l'ambiente e il territorio.

      Inoltre, vi é Il meccanismo per collegare l’Europa (MCE) cje è un meccanismo dell’Unione europea (Unione) che riunisce in un unico fondo i finanziamenti dell’Unione per tre gruppi di infrastrutture transeuropee: energia, trasporti e digitale.

    • Vito,

      il punto che ho spiegato è che l’UE aiuta gli stati membri nella loro politica di coesione sociale e regionale.   Ma la decisione su quanto forti gli interventi in questo senso debbano essere resta tutta nazionale.   E per la maggior parte dei paesi la spesa nazionale per interventi di questo tipo e' ben superiore alla spesa co-finanziata dall'UE.

      Alcuni paesi aiutano moltissimo le loro zone isolate o marginali, altri le aiutano molto di meno.   L’Unione europea non ha alcuna possibilità di esprimersi su quanto forti gli interventi di aiuto debbano essere e su quali risultati debbano raggiungere.   Al massimo potrebbe fare alcuni commenti nei suoi rapporti periodici e – se il problema è considerato veramente serio – nelle raccomandazioni del “semestre europeo”.

    • Confermo, per esperienza personale, le difficoltà a raggiungere la Sardegna con qualsiasi mezzo, dall’Italia e, sottolineo, in pieno periodo estivo.

      Ma non è normale se paragoniamo la situazione con altre isole limitrofe, laCorsica e le Baleari.

      Forse la Sardegna paga anni di una politica volta a favorire una turismo di élite e non di massa.
      Ma i tempi sono cambiati ed è bene che le autorità regionali si diano una smossa.

    • Le autorità regionali, di questa legislatura in particolare, si sono distinte per incompetenza e confusione nella loro azione politica. Temo, però, che il problema non sia risolvibile solo con interventi regionali. Se la regione abbattesse, con consistenti contributi (alle compagnie aeree o ai viaggiatori) pubblici probabilmente incorrerebbe nei cosiddetti "aiuti di stato" che la UE non consente. Per cui sarebbe necessario, anche in questo forum se possibile, un contributo di qualche nostro parlamentare europeo che possa fare chiarezza in merito. Fra qualche mese in Sardegna ci saranno le elezioni regionali ed è bene che ci arriviamo con le idee chiare.

    • Caro Angelo, infatti si tratta di una questione complessa che vede diversi attori in gioco sia livello nazionale (Regione e governo centrale sostegni economici) e europeo (Commissione Europea che definisce e disciplina ambiti e limiti di intervento pubblico nel settore trasporto aereo nell'alveo del mercato comune). 

      se da un lato vi sono aspetti tecnici che necessitano procedure  lunghe  ( definizione di oneri di servizio pubblico per il trasporto aereo in un bando che deve ottenere il beneplacito dei servizi della Commissione Europea con la mediazione del Governo italiano ed eventuale intervento di sostegno pubblico ai vettori aerei) dall'altro vi é sicuramente una chiara responsabilitá politica sia regionale che nazionale in cui una classe dirigente (politici e tecnici) non hanno trovato la quadra o non hanno la volonta di intervenire in maniera decisa su questo tema.

      Per chiarire meglio la questione ti riporta la risposta della Commissione allora parlamentare europeo Renato Soru;

      Risposta di Violeta Bulc a nome della Commissione

       

      1. Il regolamento sui servizi aerei [regolamento (CE) n. 1008/2008[1]] consente agli Stati membri di imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all'interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita dall'aeroporto stesso, se ritengono che il mercato non soddisfi appieno i bisogni di connettività su certe rotte.

      2. Qualsiasi forma di compensazione basata su motivi di continuità territoriale può essere qualificata quale aiuto di Stato. Nella sentenza Altmark[2] del 24 luglio 2003 la Corte di giustizia ha fornito chiarimenti riguardo ai casi in cui una compensazione costituente la contropartita di obblighi di servizio pubblico non configura un aiuto di Stato in quanto non procura alcun vantaggio.

      Secondo la sentenza, una compensazione a contropartita di obblighi di servizio pubblico non configura un aiuto di Stato se soddisfa quattro condizioni cumulative. Se una simile compensazione non soddisfa una sola di queste quattro condizioni, essa va intesa quale aiuto di Stato.

      Per assicurare la certezza del diritto, la Commissione ha adottato un insieme di regole specifiche per determinare la compatibilità con il mercato interno delle compensazioni a contropartita di obblighi di servizio pubblico che configurano un aiuto di Stato[3]. Tali regole delineano i concetti principali attinenti ai servizi di interesse economico generale (SGEI) e ne chiariscono la correlazione con le norme in materia di appalti pubblici. Queste regole forniscono inoltre un approccio mirato alle misure di aiuto per gli SGEI.

      qui di seguito altri link interessanti sulla questione:

      https://www.sardegnamobilita.it/continuit%C3%A0-territoriale-aerea 

      https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv%3AOJ.C_...

       

      Interrogazione parlamentare | Modelli di continuità territoriale nell'Unione | E-000110/2016 | Parl…
      Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000110/2016 alla Commissione Articolo 130 del regolamento Renato Soru (S&D)
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